Atelier dei Libri: Anteprima "The Darkest Star - Il libro di Luc" di Jennifer L.Armentrout. Cover Reveal, trama ed estratto esclusivo in italiano del nuovo libro spin-off della saga Lux: tornano gli alieni più amati in libreria!

martedì 22 maggio 2018

Anteprima "The Darkest Star - Il libro di Luc" di Jennifer L.Armentrout. Cover Reveal, trama ed estratto esclusivo in italiano del nuovo libro spin-off della saga Lux: tornano gli alieni più amati in libreria!

Se, come la sottoscritta, avete amato follemente la serie di romanzi Sci-Fy e romance "Lux" di Jennifer  Armentrout, starete facendo quello che ho fatto io quando ho scovato la notizia che condivido oggi con voi: saltellando per tutta la stanza, con tanto di urletti di gioia.
La notizia non è proprio freschissima, perché risale al 9 Maggio (come è potuto sfuggirmi fino a ora?), ma sono sicura che vi renderà felici più del tanto chiacchierato Royal Wedding. E sì, perché non capita tutti i giorni che i sogni si avverino e so che molti di voi avrebbero voluto leggere di più sull'universo che Jennifer Armentrout ha creato per la sua celebre saga Lux, in cui la lotta tra le due razze aliene degli Arum e i Luxen, ha modificato definitivamente la vita sulla terra. Non farò spoiler raccontandovi di più, perché se non aveste letto i precedenti romanzi della saga rischio di rovinarvi la sorpresa. Posso però assicurarvi che se amate il paranormal romance e le storie ricche di suspance e avventura, non dovreste affatto lasciarvi scappare questa adorabile saga (in basso troverete l'elenco dei libri che ne fanno parte e l'ordine cronologico in cui leggerli).
Ma qual è la buona notizia? Be', pare che nemmeno la cara Jennifer sia riuscita a staccarsi dalla storia a cui si è dedicata con tanta energia, visto che ha appena rilasciato la cover, la trama e un estratto di "The Darkest Star", il nuovo libro che apre una nuova trilogia spin-off della saga Lux "Origin", che uscirà il 30 Ottobre in America (preordinatelo qui) e che vede come protagonista nientemeno che il misterioso ed inquietante Luc! 
Sono trascorsi anni dalla fine del ciclo iniziato con Daemon e Katy e Luc non è più quel bambino troppo cresciuto dai modi terrificanti, bensì un ragazzo fatto e finito, con tanti demoni da tenere a bada e un futuro avvolto nella nebbia.
Visto che molti di voi non leggono in inglese, ho deciso di regalarvi la possibilità di dare una sbirciatina a questo nuovo promettente romanzo, traducendo per voi la trama e l'estratto che la Armentrout ha rilasciato ad Entertainment Weekly. A voi non resta che innamorarvi e condividere questo post con tutti gli amici che, come voi, hanno amato la serie Lux! So che vorrete tutti sapere quando uscirà in Italia: la data prevista è il 7 novembre per Giunti!

Titolo: The Darkes Star - Il libro di Luc (Origin #1)
Data di pubblicazione Italia: 7 novembre 2018
Autrice:  Jennifer L.Armentrout
Prezzo:  14, 00 €
Editore: Giunti
Pagine: 336


Il primo capitolo della nuova saga «Origin», spin off della serie «Lux», in cui la lotta tra le due razze aliene degli Arum e i Luxen ha modificato definitivamente la vita sulla terra. Sono trascorsi anni dalla fine del ciclo iniziato con Daemon e Katy e Luc non è più un bambino troppo cresciuto dai modi terrificanti, bensì un ragazzo innaturalmente bello, con tanti demoni da tenere a bada e un futuro avvolto nella nebbia. Quando Evie Dasher, diciassettenne, lo incontra dopo essere stata catturata in un locale noto come uno dei pochi luoghi in cui gli umani e il Luxen sopravvissuti possono socializzare liberamente, inizialmente lo scambia per un Luxen... ma lui in realtà è molto, molto più potente. La sua crescente attrazione per Luc la trascinerà verso un tradimento che potrebbe distruggere la sua vita, in un mondo di cui aveva sino ad allora solo sentito parlare, un mondo in cui tutto ciò che pensava di sapere sarà smentito.


 ESTRATTO TRADOTTO DA ME 
(SE PRENDETE CITATE)



Se mamma avesse scoperto che ero seduta fuori dal Foretoken, mi avrebbe ammazzato. Della serie che avrebbe nascosto il mio corpo in una fossa profonda. E mia madre sarebbe assolutamente capace di farlo. Da quando si è trasformata dalla mamma che sfornava brownies al Colonnello Syliva Dasher, mi ha messo una paura del diavolo.

Eppure, la consapevolezza di quanti guai avrei attirato su di me se fossi stata scoperta, ovviamente non è bastata a fermarmi, perché io ero lì, seduta nell’auto di Heidi, mentre applicavo un altro strato di lucidalabbra con mano tremante. Mentre riponevo l’applicatore nel lucido, osservai delle grosse gocce di pioggia bombardare il finestrino. Il mio cuore si schiantò contro la cassa toracica, quasi come se fosse determinato a farsi strada verso l’esterno.

Non riuscivo a credere di essere lì.

Avrei preferito essere a casa, cercando oggetti da fotografare e postare su Instagram. Tipo quei nuovi portacandele bianchi dall’aria vintage che mamma aveva appena comprato. Sarebbero stati benissimo accanto ai cuscini blu pallido e rosa che avevo nella mia stanza. Dal sedile del guidatore, Heidi sospirò profondamente. “Ci stai ripensando.”
“Naah.” Lanciai un occhio al risultato finale nello specchietto. Le mie labbra erano così rosse che sembravo aver dato un bacio alla francese a una fragola troppo matura. 
Carina.
E i miei occhi marroni erano fin troppo grandi per il mio viso tondo e pieno di lentiggini. Sembravo spaventata, come se fossi in procinto di entrare nuda in classe con venti minuti di ritardo. 
“Sì invece, Evie. Riesco ancora a scorgere il rimorso attraverso i cinque strati di lucido che hai appena applicato”
Sussultando, le gettai un’occhiata. Heidi sembrava completamente a suo agio nel suo vestito nero senza spalline e con quel trucco nero sugli occhi. Aveva quello stile da occhi di gatto, qualcosa che io non sarei stata in grado di ricreare senza sembrare un procione in difficoltà. Heidi, comunque, aveva fatto un gran lavoro sui miei occhi prima che uscissimo da casa sua, dando loro una sfumatura misteriosa. Guardandomi pensai di essere davvero carina, be’ sorvolando sull’aria spaventata...
“Il rossetto rosso è troppo esagerato?” Chiesi. “Sto male?”
“No, sarei cotta di te se mi piacessero le bionde.” Gignò quando alzai gli occhi al cielo. “Sicura di volerlo fare?”
Sbirciai fuori dal finestrino verso uno scuro edificio senza finestre schiacciato tra una boutique chiusa e un negozio di sigari. Il respiro mi si impigliò in gola. 
Foretoken era scritto in vernice nera sulla doppia porta rossa. Strizzai gli occhi. A una seconda occhiata il nome del club sembrava essere scritto con una vernice spray sul cemento grigio. Di classe.
Tutti quelli che andavano alla Centennial High sapevano del Foretoken, un club che era pieno ogni notte, anche di domenica, ed era famoso per accettare carte d’identità oltraggiosamente false.
Io e Heidi eravamo per lo più diciassettenni e assolutamente in possesso di patenti false che nessuno sano di mente avrebbe creduto fossero vere.
“E’ che ho paura che tu non ti diverta.” Heidi diede di gomito, attirando la mia attenzione. “Del tipo che andrai nel panico e chiamera Zoe. E sai di non poter chiamare April per chiederle di venirti a prendere. Quella ragazza non è ammessa in questa parte della città.”
Provai a prendere un respiro, che sembrò non raggiungere i polmoni. “Mi divertirò. E’ solo che . . . non ho mai fatto una cosa simile prima.”
“Fatto cosa? Andare in un posto proibito? Perché so che non è vero.” Tirò su un dito, l’unghia sembrava essere stata intinta nell’inchiostro nero. “Non hai alcun problema nell’infragere le regole quando si tratta di entrare in edifici abbandonati per scattare foto.”
“Non è la stessa cosa.” Riposi il lucidalabbra nella mia borsetta. “Sicura che queste patenti funzioneranno?”
Mi guardò in tralice. “Sai quante volte sono stata qui senza avere problemi? Sì lo sai. Ti stai bloccando.”
Mi stavo assolutamente bloccando.
Guardando di nuovo fuori dal finestrino, riuscivo a stento a sopprimere i brividi lungo la spina dorsale. C’erano pozzangere nella strada deserta e nessuno sui marciapiedi. Era cose se, una volta che il sole fosse tramontato e il Foretoken avesse aperto le porte, le strade si fossero svuotate di chiunque possedesse un po’ di buonsenso. 
Il Foretoken aveva una reputazione ben più pericolosa di quella di lasciar passare documenti falsi. 
Era frequentato da alieni.
Intendo veri extraterrestri che erano venuti da pianeti lontani trilioni di anni luce dal nostro. Si facevano chiamare Luxen ed erano simili a noi, be’ erano una versione più bella della maggior parte di noi. La loro struttura ossea era quasi perfetta, la loro pelle liscia come un dipinto e i loro occhi di colori a cui noi umani non potremmo aspirare senza lenti a contatto.
E non tutti loro sono venuti in pace.
Quattro anni fa eravamo stati invasi a livello dei grandi colossal Hollywoodiani e abbiamo quasi perso la guerra, anzi l’intero pianeta, per colpa loro. Non potrò mai dimenticare le statistiche che dominavano i TG quando la TV ha iniziato nuovamente a trasmettere: il tre per cento della popolazione mondiale. Significa che duecentoventi milioni di persone hanno perso la vita in guerra e mio padre era uno di loro.
Ma durante gli ultimi quattro anni, i Luxen che non erano nel Team Uccidi Tutti gli Umani e che ci hanno aiutato a combattere quelli della loro specie, si erano lentamente integrati nel nostro mondo, nelle nostre scuole e nei nostri posti di lavoro, governativi e militari. Erano ovunque allora. E ne avevo incontrati a bizzeffe, perciò non so perché mi sentissi impazzire all’idea di andare in quel posto.
Il Foretoken non era una scuola né un ufficio, dove i Luxen erano pochi e continuamente monitorati. Avevo la sensazione che a essere in minoranza, dietro quelle porte rosse, fossero gli umani.
Heidi mi diede nuovamente di gomito. “Se non vuoi farlo, non siamo obbligate.”
Mi girai sul sedile per fronteggiarla. Uno sguardo al viso di Heidi mi bastò per capire che era sincera. Avrebbe girato la macchina e saremmo tornate a casa sua se era ciò che volevo. Probabilmente la serata sarebbe finita con noi che ci abbuffavamo con i cupcakes che sua madre aveva preso alla pasticceria. Avremmo guardato delle commedia tremendamente romantiche fino a che non saremmo svenute per un eccesso di calorie. Suonava. . . fantastico.
Ma non volevo rovinarle la serata.
Venire qui significava molto per Heidi. Poteva essere se stessa senza preoccuparsi che la gente si facesse i fatti suoi, ficcando il naso in chi frequentasse, con chi ballasse o chi guardasse, se un ragazzo o una ragazza. 
C’era un motivo per cui i Luxen si sentivano a proprio agio in quel posto. Il Foretoken accoglieva chiunque, a prescindere dalla propria sessualità, appartenenza, genere, razza o. . . specie. Non era un edificio per soli umani, cosa rara in quei tempi quando si trattava di esercizi privati.
Quella sera, poi, era speciale. C’era questa ragazza di cui Heidi continuava a parlare e che voleva presentarmi. E io volevo conoscerla, quindi dovevo smetterla di comportarmi come una sfigata che non era mai entrata in un club prima di allora.
Potevo farcela.
Sorridendo a Heidi, le diedi una gomitata a mia volta. “No. Sto bene. Sto solo esagerando."
Mi guardò per un attimo, con circospezione. “Sicura?”
“Sì.” Annuii con enfasi. “Facciamolo.”
Un altro momento passò e poi Heidi si sciolse in un grande sorriso. Si sporse in avanti con le braccia protese verso di me. “Sei la migliore.” Mi strinse forte, facendomi sogghignare. “Seriamente.”
“Lo so.” Le diedi delle pacche sul braccio. “Trasformo il terribile in terribilmente figo.”
Lei fece una risata-grugnito nel mio orecchio. “Sei così stramba.”
“Te l’avevo detto che lo ero.” Mi sciolsi dal suo abbraccio, poi afferrai la portiere prima di tornare sui miei passi. “Pronta?”
“Sì,” cinguettò.
Scesi e rabbrividii immediatamente per la pioggia fredda che mi colpiva la pelle nuda delle braccia. Chiusi la portiera e sfrecciai attraverso la strada buia, le mie mani un debole scudo che copriva malamente i miei capelli. Avevo passato fin troppo tempo ad arricciare le lunghe ciocche perché la pioggia rovinasse tutto.
L’acqua schizzava sopra I miei tacchi e quando salii sul marciapiede, fui sorpresa di non essere caduta a faccia in giu sull’asfalto.
Heidi era proprio dietro di me, ridendo mentre si precipitava sotto al tendone e scrollava via la pioggia dai suoi lisci capelli rossi.
“Porca vacca, questa pioggia è gelata,” Ansimai. Sembrava più la pioggia adatta a ottobre, che la tipica pioggerellina di inizio settembre.
“Il mio trucco non mi sta colando sulla faccia come stessi per essere uccisa in un film horror, vero?” mi chiese, protendendosi verso la porta.
Ridendo, tirai giù l’orlo del vestito blu che di solito indossavo con dei leggings. Una sola mossa sbagliata e chiunque avrebbe potuto vedere i teschi disegnati sulle mie mutandine. “No. E’ tutto al suo posto.”
“Perfetto.” Spinse la mastodontica porta con un grugnito.
Luci violette fecero capolino assieme alle forti vibrazioni della musica. Un piccolo ingresso comparve, conducendoci verso un’altra porta, questa volta dipinta di un rosso ancora più profondo, solo che tra i battenti di questo ingresso sostava un uomo seduto su uno sgabello.
Un uomo gigante.
Un grosso uomo pelato che indossava una tuta di jeans e assolutamente nulla sotto di essa. Borchie e piercing luccicavano su tutto il suo volto, le sopracciglia, sotto gli occhi e le labbra. Un bullone attraversava il suo setto nasale.
Spalancai gli occhi. Santo cielo. . .
“Ehi, Mister Clyde.” Sorrise Heidi, completamente indifferente al suo aspetto.
“Yo.” Lui guardò prima me, poi lei. La sua testa si piegò di lato e I suoi occhi si socchiusero. Non poteva essere un buon segno. “Documenti.”
Non osai sorridere mentre tiravo fuori il mio documento dalla borsetta. Se avessi sorriso, avrei avuto l’aspetto di una diciassettenne vicina a farsela addosso. Quindi non battei nemmeno le palpebre.
Clyde diede un’occhiata ai documenti e poi annuii verso le porte nere. Io sbirciai Heidi e lei sorrise.
Sul serio?
Questo è il massimo che avrebbe fatto?
La tensione cominciò a lasciare il mio collo mentre mettevo il documento al suo posto. Be’, era stato davvero facile. Avrei dovuto farlo più spesso.
“Grazie!” Heidi diede una pacca sulla spalla muscolosa di Clyde, mentre andavamo verso la porta.
Io ero ancora lì impalata di fronte a lui come un’idiota. “Gr-grazie.”
Clyde alzò un sopracciglio mentre mi inchiodava con uno sguardo che mi fece istantaneamente desiderare di aver tenuto la bocca chiusa
Heidi si sporse verso di me, mi prese la mano e mi trascinò in avanti mentre apriva la seconda porta. Mi voltai e di colpo i miei sensi furono messi tutti in allerta da, be’, tutto.
Un battito cupo di basse percussioni vibrava dagli speaker in tutta la stanza. Il ritmo era veloce, il testo confuso quanto i flash di luce che piovevano dal soffitto, illuminando la pista da ballo per un attimo, prima che ripiombasse nell’oscurità.
C’erano persone ovunque, sedute sulle ringhiere, su tavoli rotondi e rilassate su enormi alcove piene divani immensi e sedie. Il centro della pista era un turbinio di corpi che si scontravano e strusciavano, braccia che si alzavano e capelli che volavano. Affacciato sulla pista, c’era un palco a forma di ferro di cavallo. Rapidi lampi di luce illuminarono ballerine che incitavano la folla con le loro urla e i loro fianchi in movimento.
“Questo posto è uno sballo, vero?” Heidi mi avvolse con un braccio.
Il mio sguardo attonito saltava da una persona all’altra mentre l’aroma di profumo e colonia si mescolava. “Sì.”
“Vorrei andare su quell palco.” Heidi sghignazzò quando spalancai gli occhi. “Ecco il mio obiettivo della serata.”
“Be’ è sempre un bene avere degli obiettivi,” replicai seccamente. “Ma non puoi semplicemente salirci?”
Le sue sopracciglia si alzarono mentre scoppiava a ridere. “No. C’è bisogno di un invito.”
“Da parte di chi? Dio?”
Fece un grugnito. “Qualcosa del genere—” E poi squittì all’improvviso.
“Eccola.”
“Dove?” Bramosa di vederla, guardai tra la folla.
Heidi fece un passo verso di me e si girò lentamente, così che i nostri corpi fossero in ombra dietro I tavoli. “Lì.”
Una morbida luce di candele illuminava l’alcova, lanciando un bagliore su tutta l’area. Dubitavo che le candele fossero sicure in un bar, ma che ne sapevo? Altre sedie giganti fiancheggiavano un grosso divano di velluto rosso bordato d’oro dall’aria antica. Due delle sedie erano occupate. Riuscivo a vedere solo i profili. Uno era di un ragazzo biondo che guardava il suo telefono. La sua mascella contratta come se stesse cercando di schiacciare delle noci con i denti. 
Difronte a lui c’era un altro ragazzo con un incredibile cresta blu puffo. La sua testa era abbandonata all’indietro e anche se non riuscivo a sentirlo, era chiaro che stesse ridendo di gusto. Il mio sguardo si mosse verso sinistra.
Fu allora che la vidi.
Buon Dio, quella ragazza era bellissima.
Chiaramente una spanna più alta di me e Heidi, aveva il più bel taglio di capelli di sempre. La sua chioma near era rasata da un lato e lunga fino alle spalle dall’altro e mostrava il profilo scolpito del suo viso. Ero invidiosa della sua acconciatura, perché non avevo il coraggio di farla su di me. Sembrava un po’ annoiata mentre occhieggiava la pista da ballo. Iniziai a voltarmi verso Heidi, ma poi una figura slanciata si stagliò sulla ragazza e si sedette sul divano. Era un uomo con dei capelli biondo cenere tagliati quasi a zero. Il taglio mi ricordava quello dei militari. Per quello che riuscivo a vedere dal suo profilo, sembrava più grande di noi. Forse un venticinquenne? Forse qualcosa di più? Non sembrava esattamente felice. La sua bocca si muoveva molto rapidamente. I miei occhi si mossero verso la persona a cui era seduto vicino.
Le mie labbra si schiusero in un leggero sospiro.
La mia reazione fu inaspettatamente imbarazzante. Avrei voluto schiaffeggiarmi, ma in mia difesa posso dire che quell ragazzo era mozzafiato. Il tipo di bellezza che non sembra reale all’inizio. 
Una massa di capelli marroni scompigliati gli copriva la fronte di onde e riccioli. 
Persino da dove mi trovavo, potevo vedere che il suo viso aveva solo profili perfetti, era il tipo di faccia che non necessita di filtri. Zigomi alti e scolpiti facevano coppia con una mascella squadrata e cesellata. La sua bocca era una vera opera d’arte, piena e sollevata da un lato, formando un bellissimo sorrisetto mentre occhieggiava l’uomo che gli sedeva accanto. Ero troppo distante per vedere i suoi occhi, ma immaginai che fossero fantastici come il resto di lui. 
Ma il suo fascino era molto più che fisico.
Potere e autorità emanavano da lui, mandando strani brividi lungo la mia spina dorsale. Niente di ciò che indossava si faceva notare—solo jeans neri e una maglietta grigia con qualcosa scritto sopra. Forse era il modo in cui stava seduto, con le gambe spalancate e un braccio gettato dietro lo schienale del divano. Era un’apparizione di pigra arroganza che confondeva. Sembrava che da un momento all’altro fosse pronto a fare un pisolino, anche se l’uomo che sedeva accanto a lui era sempre più concitato, eppure il modo in cui le sue dita tamburellavano sulle bordature d’oro del divano, dicevano che era pronto all’azione.

La serie LUX è composta così

 


ALLORA SIETE FELICI QUANTO ME? ASPETTATE QUESTO LIBRO? VI PIACE L'ESTRATTO?

5 commenti:

  1. Sempre belle notizie dai!!!
    Non vedo l'ora di leggere questo libro������

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  2. Wow che notizia! Non pensavo ad un continuo della serie, che già è bella corposa. Io ho preso il mese scorso tutti i romanzi in digitale, devo ancora leggerli, ma conosco già la Armentrout e non ho dubbi che mi appassionerò alla serie. Bello l'estratto!

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