Atelier dei Libri: Recensione in anteprima "Sempre e solo Leah" di Becky Albertalli

mercoledì 23 gennaio 2019

Recensione in anteprima "Sempre e solo Leah" di Becky Albertalli

Lo ammetto, il mio anno di letture non è iniziato nel più scoppiettante dei modi. Pare infatti che io stia concentrando le mie attenzioni su libri che non riescono a conquistarmi e mi spiace, in particolare, il dover "stroncare" il seguito di un romanzo che ho amato profondamente. "Sempre e solo Leah", secondo e (per ora) ultimo capitolo della serie di romanzi autoconclusivi Creekwood e seguito di "Tuo, Simon" arriverà in Italia in 5 Febbraio. Io l'ho letto in inglese, in anteprima, ma non è stato amore. Nella mia recensione vi dirò perché. Niente spoiler, ovviamente, ma tante lamentele!


Titolo: Sempre e solo Leah (Creekwood #2)
Data di pubblicazione: 5 Febbraio 2019
Autrice: Becky Albertalli
Dove comprarlo: Amazon
Editore: Mondadori
Prezzo: 17,00 €

Pagine: 288
la mia valutazione:





Quando suona la batteria insieme al gruppo, Leah Burke non sbaglia un colpo, ma ultimamente la sua vita fatica a tenere il ritmo. Con la scelta dell'università alle porte, una mamma single adorabile ma scombinata e la perenne sensazione di essere un'outsider in mezzo ai suoi amici e alle loro famiglie perfette, Leah avverte che qualcosa è offbeat, fuori tempo. E ora che il suo forte interesse per Abby sta diventando amore, non ha il coraggio di confidare a nessuno di essere attratta anche dalle ragazze, nemmeno a Simon, il suo migliore amico serenamente gay. Basteranno il suo pungente senso dell'umorismo e il suo sguardo irresistibilmente cinico sul mondo a farle vincere la paura di perdere ciò che ha di più prezioso, aiutandola a trovare di nuovo la nota giusta?

Fragili e insicuri, ma anche vulcanici e irriverenti, gli amici di Simon tornano a farci battere il cuore.

«Sarà grandioso. Ti rendi conto che questo è solo l'inizio?» «L'inizio di cosa?» chiedo.
Abby sprofonda nel sedile, con un sorriso sognante. «Della vita vera. Dell'età adulta.» «È terribile.» «È fantastico.» Alzo gli occhi al cielo, ma quando lei mi sorride non posso fare altro che sorriderle anch'io.


La serie di romanzi autoconclusivi Creekwood è così composta:
1. Love, Simon
2. Leah on the Offbeat 

La mia recensione


Se mi seguite da un po' saprete che, tempo fa, ho amati visceralmente il romanzo "Tuo, Simon" di Becki Albertalli (l'ho recensito qui), un libro che mi è entrato nel cuore in punta di piedi e poi ha deciso di rimanerci in pianta stabile, per sempre. L'ho amato al punto da rileggerlo e ammetto di aver versato qualche lacrima di commozione anche durante la visione del film (l'ho recensito qui). Quando ho scoperto che il libro non fosse più uno standalone, ma avesse un companion book con protagonista Leah, una delle migliori amiche di Simon, il mio cuore ha avuto un sussulto. Sarà per l'esperienza accumulata negli anni passati a divorare libri Young Adult senza sosta, sarà che per Leah non ho mai provato simpatia, ma ho subito pensato che il secondo libro della serie avesse tutto il potenziale per essere una tremenda delusione. Ragion per cui ho resistito all'impulso di leggerlo in inglese per molto tempo, nonostante il fatto che avesse vinto i Goodread Choice Award come miglior YA fiction. Allora perché questa recensione? Be' perché sono una testona e appena ho scoperto che il libro sarebbe arrivato a breve in Italia, ho deciso di dargli una possibilità nella speranza di ricredermi e condividere con voi la gioia della sua pubblicazione. Purtroppo, però, nonostante i buoni propositi, la scintilla tra me e Leah non  è scattata per niente, anzi. Il romanzo a lei dedicato si è rivelato privo di una trama, cosa che può funzionare solo con personaggi fortissimi e non è il suo caso. Per rincarare la dose, oltre a non essermi piaciuta per niente come protagonista, la "grande storia d'amore" di Leah con Abby mi è sembrata arida e forzata dalla prima all'ultima pagina.
Preparatevi dunque a una recensione un po' polemica e piccata, perché ho qualche sassolino dalla scarpa di cui voglio liberarmi. Pronti?

Dopo il successo internazionale di "Tuo, Simon", arriva il turno di "Sempre e solo Leah" romanzo che come il suo predecessore diventerà presto un film, nonostante io non  comprenda il bisogno di dedicare tutta questa attenzione alla protagonista che di attenzioni ne riceve già parecchie grazie alla sua attitudine da prima donna. Ora che ci penso, in effetti, il titolo scelto dall'editore italiano descrive in modo piuttosto calzante quello che è l'andazzo del romanzo, visto che grazie alla brillante personalità della protagonista sembra quasi che il mondo intero esista solo in funzione di Leah. Ci sono solo lei e i suoi capricci, lei e i suoi drammi immotivati, lei e le sue scenate di gelosia, lei e la sua voglia di protagonismo con cui calpesta tutto e tutti. Ma andiamo per gradi, così che io possa dirvi per filo e per segno cosa non mi è piaciuto di questo libro.
Abbiamo conosciuto Leah nel romanzo precedente e nonostante la sua costante (e a volte insopportabile) presenza nella storia, nessuno ha mai dato a intendere che fosse omosessuale. Ora, la scelta di dare anche a lei una voce posso comprenderla, anche se a fatica, ma non capisco invece il bisogno di renderla un baluardo dell'amore lesbico. Non perché io sia contro i libri LGBTQ, ma perché non sopporto le manovre commerciali che sono tutto fumo e niente arrosto e perché mi sembra un po' forzata l'idea che, improvvisamente, metà degli amici di Simon si sia scoperta omosessuale. Ma, ehi, la diversità è una cosa bellissima ed è bene che circolino certi messaggi, anche in libri brutti. Peccato però che Leah sia stata, per me, un pessimo rappresentante per la causa LGBTQ, visto che con il suo protagonismo è riuscita a sminuire anche il coming out di Abby, il suo interesse amoroso, definendola "non abbastanza gay". Urrà per l'emancipazione sessuale e il diritto alla diversità, quindi, ma solo secondo i canoni sanciti dalla regina Leah. Grazie, ma no grazie.
Ma da una che tratta la madre come uno zerbino e vive come se fosse la protagonista di una tragedia greca, facendo una scenata per ogni stupidaggine, cosa ci potevamo aspettare?  

Parlando del rapporto madre-figlia, capisco il voler dar spazio al tipico disagio adolescenziale e al gap che spesso divide genitori e figli, ma la questione "madre dei Leah", proprio non mi è andata giù, anzi ce l'ho ancora di traverso. L'autrice ha infatti cucito addosso alla madre di Leah (ma poi questa povera donna lo ha un nome? Io penso di non averlo letto da nessuna parte. Promemoria per Becky Albertalli: anche le mamme hanno un nome!), il ruolo del genitore manchevole che non capisce niente della figlia e a me può anche andare bene. Peccato però che il suo essere una pessima madre non si sia palesato praticamente mai. Invece è chiaro che Leah sia una pessima figlia, visto che estromette completamente la madre dalla sua vita, trattandola malissimo in modo immotivato e rivolgendosi a lei con toni che io non riserverei nemmeno al mio gatto (sia chiaro: al mio gatto mi rivolgo solo con tenerezze e lusinghe).
Tornando alla questione sessualità, poi, davvero non ho ben digerito l'aggressività con cui Leah ha mortificato quella che, oltre a essere la sua ragazza, è anche sua amica di lunga data: non solo è tremendo mettere in dubbio l'identità sessuale di qualcuno che è già evidentemente confuso, ma è tremendo trattare così qualcuno a cui si tiene. Questo non è non avere peli sulla lingua, cara Becky Albertally, questo è essere una stronza patentata che merita di essere rimessa al suo posto, okay? Mi chiedo se l'autrice abbia davvero pensato ai suoi giovani lettori scrivendo questa storia, o semplicemente si sia concentrata sulla possibilità di farci un sacco di soldi. Sono cattiva? Forse, ma sincera.
L'unica cosa che mi è piaciuta del libro sono stati Simon e Blue, la coppia più pucciosa e adorabile di sempre, nonché unico raggio di sole in un libro che mi ha dato l'orticaria. Mi spiace, ma non è abbastanza.


Verdetto: meglio leggere (o rileggere) "Tuo, Simon"

8 commenti:

  1. Sinceramente non sapevo neanche avessero pubblicato un seguito e mi dispiace leggere un parere negativo. Avevo adorato Love, Simon quindi è un peccato che il seguito non sia all'altezza.
    Hai dato delle ottime motivazioni per il voto dato al libro e sono curiosa di vedere se la penserò come te se mai deciderò di leggerlo!

    Mon

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  2. Devo riprendermi da questa notizia... Ho amato alla follia "Tuo, Simon" è uno dei romanzi più dolci e teneri che abbia mai letto. Quando ho saputo della nuova pubblicazione ero stranita, ma anche curiosa. Lo leggerò comunque per vedere se mi troverò d'accordo con te, sicuramente non sarà una lettura immediata ho altro a cui dare la precedenza.

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    1. Fai bene a leggerlo, potrebbe piacerti in fondo, visto che in tanti lo hano amato. Sono curiosa di sapere che effetto ti farà ^_^

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  3. È un vero peccato, perché io invece ho davvero adorato anche questo secondo libro della Albertalli!

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    1. Sono felice che a te sia piaciuto. Vedo molti pareri positivi in giro, è bello sapere che la mia opinione non sia quella di tutti :P

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  4. Immaginavo. Leah non mi è mai piaciuta quindi avevo già deciso di non leggerlo. Un peccato!

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  5. Ciao, avevo letto la tua recensione di "Tuo, Simon" e mi ero ritrovato in pieno. È un libro che anche a me ha lasciato molto e aspettavo "Sempre e solo Leah" con trepidazione. Non vedevo l’ora di ritrovare il mondo di Simon ed ero pronto a osservarlo dal punto di vista di Leah (anche se, diciamocelo, non è propriamente il personaggio secondario più interessante). Purtroppo condivido in pieno la tua amarezza per questo secondo capitolo della storia. Ho avuto quasi subito la sensazione che la storia non andasse da nessuna parte e infatti l’evoluzione di Leah alla fine si risolve in un piccolo passo di accettazione verso il nuovo compagno di sua madre e poco altro. Mi domandavo quale escamotage avesse trovato la Albertalli per catturare l’attenzione dei lettori dopo la bella trovata del misterioso Blu del primo libro e, anche qui, ho dovuto costatare che quella cartuccia semplicemente era già stata sparata e non ce n’erano altre su cui contare. A differenza tua, in questo secondo capitolo ho trovato poco interessante persino la coppia Simon-Bram, con la fastidiosa sensazione di non conoscerli più e che, soprattutto il primo, fosse ridotto a gay stereotipato. Finito il libro in dieci giorni (solo perché, avendolo aspettato a lungo, ho voluto comunque centellinarlo), non ho provato alcuna emozione degna di nota e non ho fatto fatica a salutare il vecchio gruppo di amici. Questo è forse l’aspetto che più mi ha deluso.

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