Atelier dei Libri: Words of Love #30

venerdì 24 ottobre 2014

Words of Love #30


Cari sognalettori, qualche giorno fa nel gruppo Facebook di "Atelier dei Libri" vi ho chiesto se sareste stati felici di riavere sul blog questa rubrica e voi avete esultato all'idea! Così, dopo una lunghissima pausa ho deciso di rispolverare Words of Love, un meme settimanale nato dalla mia sete di memorabili scene romantiche.
Mi sono resa conto, infatti, di avere una vera e propria ossessione per i momenti più dolci e passionali, quelli che tolgono il sonno. Ogni mia lettura contiene innumerevoli segnalibri e tornando a rileggere le note evidenziate, mi sono resa conto che si trattava per la maggior parte di estratti romantici!
Così ho deciso di contagiare anche voi. Perché un piacere è ancora più bello se condiviso. Ogni settimana, di Venerdì, trascriverò una delle scene romantiche che ho preferito. Voi potrete fare lo stesso nei commenti, ricordando che ci troviamo in un blog frequentato da persone di tutte le età, perciò NON sono ammessi passaggi troppo SPINTI, VOLGARI o ESPLICITI! E fate anche attenzione a non fare spoiler! Fate i buoni, mi raccomando!


Le mie Words of Love di questa settimana sono tratte da...

"Dolce come il miele", di Jennifer Armentrout, che ho recensito (qui) e che è densissimo di scene da batticuore!





Proseguì raccontandomi delle città in cui era stato, ma non mi disse mai perché se ne era andato da casa nostra. Non ero certa che avesse voglia di divulgare quell’informazione. E anche se sapevo che un giorno avrei potuto perdonarlo per avermi lasciata, sapevo anche che non avrei mai dimenticato e non ero sicura che fosse uno scoglio che avremmo potuto superare. Per quel motivo non potevo accettare di diventare la sua compagna. Se lo avessi fatto, la nostra sarebbe diventata una storia triste e piena di ricordi amari.
Ma non potevo negare quanto mi sembrasse giusto stare tra le sue braccia. Non ero abbastanza ingenua da credere alla favoletta delle anime gemelle o a stupidaggini simili a cui una volta mi ero aggrappata, ma c’era sempre stato qualcosa di tangibile tra me e Dez e, anche dopo la sua lunga assenza, era ancora lì, più forte di prima.
«Potrei tenerti stretta per tutta la vita» disse lui, a voce così bassa e così in fretta che non ero sicura di aver sentito bene. «Ma devo andare.» Dez sospirò, facendo scivolare le sue mani sul mio braccio. «C’è ancora una cosa, però.»
Alzando la testa, incontrai il suo sguardo. «Cosa?»
Le sue ciglia si abbassarono, nascondendo l’improvviso bagliore negli occhi azzurri. «Non abbiamo completato la tua condizione.»
Mi irrigidii. «Vuoi dire la tua, di condizione.»
«Infatti.» La sua mano si mosse dal mio braccio alla mia guancia e il mio cuore sussultò, segno traditore del fatto che non vedevo l’ora di esaudire la sua richiesta. «È solo un bacio.»
«Solo un bacio?»
Lui annuì, sorridendo.
Un fremito viaggiò dentro di me, quando lui chinò la testa in avanti e le sue labbra mi sfiorarono la tempia, per poi seguire la curva del mio zigomo. «Questo non è un bacio» sussurrai.
«Sì che lo è.»
Potevo anche avere poca esperienza, ma sapevo bene che non era così. «No, non lo è.»
«È l’inizio di un bacio» spiegò allora lui, aprendo le dita per avvolgere la mia nuca.
«L’inizio?» I miei occhi si chiusero di scatto mentre la trepidazione cresceva, nonostante fossi decisa a concludere i sette giorni con un bel no.

Le sue labbra esercitarono una pressione sulla mia mascella, lasciandovi un piccolo, piccolissimo marchio rovente. Poi Dez si spostò verso un angolo delle mie labbra e poi verso l’altro. L’aria mi si bloccò in gola mentre lui posava infine la propria bocca sulla mia, baciandomi con delicatezza. Fu un bacio dolce e delicato, poco più di uno sfiorarsi di labbra, eppure mi fece ribollire il sangue. Poi il contatto si fece più profondo, com’era successo la sera in cui Dez era tornato. La pressione della sua bocca aumentò e lui mi passò la lingua sul contorno delle labbra, strappandomi un gemito. E fu rapido ad approfittarne, baciandomi in un modo che avevo solo sognato. La sua lingua scivolò sulla mia, paziente e persuasiva, in una lenta seduzione che richiedeva una risposta. Un suono delicato crebbe nella mia gola e il bacio lo catturò, ma in un certo senso Dez lo percepì lo stesso.

La sua mano si spostò dal mio collo alla vita e lui mi tirò verso di sé, facendomi aderire al proprio corpo. Avrei voluto essere ancora più vicina, ma la posizione lo rendeva impossibile La sua mano si spostò dal mio collo alla vita e lui mi tirò verso di sé, facendomi aderire al proprio corpo. Avrei voluto essere ancora più vicina, ma la posizione lo rendeva impossibile. Il bacio si protrasse finché lui non si scostò, mordicchiandomi il labbro inferiore.
Io vacillai quando lui si ritrasse, ondeggiai come una stupida canna nel vento, e probabilmente sarei caduta, se lui non avesse rafforzato la presa.
L’orgoglio maschile sul suo viso era così evidente quando riaprii gli occhi che avrei voluto dargli una botta in testa.
«Non dirlo» lo minacciai, arrossendo.
«Cosa?» Un mezzo sorriso esasperante apparve sulle sue labbra. «Non stavo per dire proprio niente.»

Allora, siete felici del ritorno di questa rubrica? 

Aspetto le vostre Words of Love!

3 commenti:

  1. aaawwww ♥ Jennifer Armentrout non delude mai...
    Questa volta ti lascio un piccolissimo estratto, da me tradotto (!!!), del quinto volume della saga di Charley Davidson.

    "Davvero, che cosa ci guadagno se trovo tua sorella e la proteggo da tutti i mali del mondo?"
    "Reyes, non è un gioco."
    "E io non sto giocando. Ti sto facendo una domanda."
    "Oh mio dio, non lo so. Che cosa vuoi?"
    "Te," disse, la sua voce gli si abbassò di un'ottava "Voglio te, Dutch, anima e corpo. Ti voglio nel mio letto, ogni notte. Voglio che tu sia lì ogni mattina al mio risveglio. Voglio i tuoi vestiti nel mio appartamento e il tuo odore sulla mia pelle.”
    Mi stava chiedendo di trasferirmi? Quello non era il momento giusto per negoziare lo spazio in armadi e cassetti. "Va bene. Sono tua. Anima e corpo." Sterzai per far passare una pinto con i lampeggianti accesi. Zio Bob non stava scherzando.
    "Sono serio."
    "Anche io." Presi un profondo respiro. Non importava cosa chiedeva, lo avrebbe ottenuto. Se voleva che che mi impegnassi seriamente con lui, lo avrei fatto. Gli avrei dato anche la mia ovaia sinistra pur di farlo smaterializzare e trovare mia sorella. "Davvero. Sono tua." Quella affermazione mi provocò un formicolio alla bocca dello stomaco. "Sono sempre stata tua."

    - Fifth Grave Past the Light (Charley Davidson, #5) di Darynda Jones

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  2. Cilla, ma che splendida idea quella di tradurre da te l'estratto! Ti ammiro troppo, sappilo. E che estratto, direi. Stupendo *O*
    Devo decidermi a leggere questa serie, mi sa. Perché questo estratto è stato... WOW!

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  3. Adoro la Armentrout e tutto ciò che esce dalla sua penna!
    Le mie Words of Love sono tratte da "Finché amore non ci separi" di Anna Premoli.

    "Ma cosa vuoi che mi succeda ...".
    "Meglio che non ci pensi. Forza, o chiami un taxi oppure vengo con te in metropolitana".
    "Fino all'East Village? E a fare cosa?", chiese dubbiosa.
    "Ad accompagnarti. Lavoro da anni per l'ufficio della Procura distrettuale e non faccio altro che sentire di agguati a ogni angolo di strada. Puoi chiamarla deformazione professionale".
    A quel punto Amalia si arrese. "Ho capito. Allora vedrò di fermare un taxi. Non posso mica farti venire a Manhattan per niente", lo prese in giro. "Voglio dire, non posso nemmeno ricompensarti con un bacio", disse scherzosa. Ma l'aria si fece comunque elettrica.
    "Già, tutta colpa dei peperoni", provò a dire lui, infilandosi nervoso le mani in tasca.
    "Che vuoi fare, ognuno di noi ha un punto debole. il mio sono i peperoni".
    Ryan la guardò a lungo. "La prossima volta prenderò anch'io una margherita".
    Amalia aggrottò le sopracciglia, dubbiosa sul vero significato di quelle parole. Pareva una frase così banale, ma nascondeva una marea di possibilità. Rimasero ad osservarsi ancora per qualche istante. Poi Ryan chiuse gli occhi e ispirò profondamente.
    "Lo so che mi prenderai per pazzo, ma in questo momento darei qualsiasi cosa per aver ordinato che ne so, una quattro formaggi, o almeno una prosciutto e funghi ...".
    "Ryan, ti prego, stai zitto", lo supplicò Amalia, che stava per cedere di fronte alla sua stessa voglia di avvicinarsi. O almeno di farlo avvicinare.
    "Mentina?", provò ancora a suggerire lui.
    Amalia perse completamente il controllo della situazione, colmò con decisione quei due passi che li separavano e alzandosi in punta di piedi posò con decisione le labbra sulle quelle di Ryan, che rimase per un secondo come pietrificato. Ma durò solo un attimo: la cinse in fretta con le braccia che prima aveva tenuto in tasca e abbassò il volto per permettere alle loro bocche di trovarsi. Poi iniziò con movimenti lenti ad accarezzarle le labbra con le proprie, sciogliendo pian piano tutti i suoi dubbi. Non appena Amalia aprì la bocca, lui ne approfittò per intensificare il bacio, facendole scorrere la lingua sul labbro inferiore. Poi si scostò per osservarla meglio. "I peperoni sono un problema?", chiese preoccupato.
    "Cosa?", chiese Amalia, completamente rapita dalle sensazioni che quel bacio aveva scatenato.
    "I peperoni", le ricordò lui ridacchiando.
    "Ah, i peperoni ... Be', diciamo che il mio odio deve essere strato di gran lunga esagerato. Sarà stato un brutto ricordo d'infanzia o qualcosa di simile".
    Sentì Ryan che rideva stringendola a sé. "Ti bacerei ancora", le svelò poi lui. "Ma credo che sia meglio non farlo".
    Amalia si sentì farfugliare, "Sì, certo ...". Niente era più chiaro, né come fossero arrivati a baciarsi né il perché non stessero continuando. Era evidente che Ryan avesse molto più autocontrollo di lei. O forse solo meno voglia di baciarla. Quel pensiero la risvegliò dalla stato comatoso in cui era piombata.

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