Atelier dei Libri: Recensione: Anime Assassine - I casi dell'ispettore Quetti, Diego Collaveri

martedì 5 ottobre 2010

Recensione: Anime Assassine - I casi dell'ispettore Quetti, Diego Collaveri

Prima di farvi leggere la trama e la recensione di questo libro, rubo due righe per ringraziare l'autore, Diego Collaveri, che si è dimostrato, oltre che gentile e disponibile nel contattarmi ed offrirmi una copia del suo romanzo, anche onesto e professionale nel non fare una piega all'idea che la recensione avrebbe potuto non essere del tutto positiva, cosa che per fortuna non si è verificata.

Intrighi nascosti, macchiati di sangue innocente, si agitano all’ombra del quotidiano, divorando come un mostro il ventre molle di una città inconsapevole, nei cui vicoli bui si muove Quetti, figura cinica e solitaria, un antieroe con la sigaretta sempre tra le labbra. 
Sette casi di questo ispettore di polizia, legato a doppio filo all’oscura realtà che combatte e che sembra scorrergli dentro da un lontano passato misterioso, capace di smascherare intricate macchinazioni, nascoste dietro efferati delitti, e di ergersi come ultimo baluardo di speranza… poiché solo chi ha attraversato l’oscurità può senza paura squarciare l’apparenza per guardare in faccia il mostro.






 La mia recensione

Come ormai molti di voi avranno capito, Atelier dei libri è un blog letterario abbastanza specializzato in quei generi che spaziano tra le numerose e variegate sfumature del fantasy,  ma quando abbiamo la possibilità di entrare in contatto con dei giovani autori esordienti come Diego, siamo sempre pronti a fare delle piacevoli deviazioni verso altri generi.  Anime Assassine è una raccolta di brevi racconti gialli, collegati tra loro dagli stessi protagonisti ricorrenti: la vendetta, l’ambizione, l’omicidio ed ovviamente lui, il cinico ispettore di polizia Guido Quetti,  accompagnato nelle sue indagini dalle armi da cui nessun investigatore che si rispetti dovrebbe mai separarsi: intuito, spirito d’osservazione, faccia di bronzo ed un assistente servizievole che si occupi delle scartoffie al posto suo.

Ogni racconto corrisponde ad un torbido caso, ogni caso ad un mistero, ogni mistero ad un intreccio di omicidi, bugie, diabolici piani e macchinazioni criminali che a volte sembrano inestricabili. Ma, come Quetti sa bene, nessun delitto è perfetto: c’è sempre un particolare, un indizio o una contraddizione che può fornire il pezzo cruciale del puzzle,  anche se per trovarlo a volte si è costretti a mettere a repentaglio il le proprie notti di sonno... e la propria vita.
Diego Collaveri ha creato un personaggio che rispecchia in pieno la figura dell’antieroe noir delle più classiche "detective story": Quetti è un uomo disilluso che vive immerso nel proprio lavoro, con alle spalle i sensi di colpa per un matrimonio fallito e davanti a se una dura e spietata realtà metropolitana, governata dall’inesorabile regola del “homo homini lupus”, in cui nessuno è del tutto innocente ed anche i più insospettabili possono rivelarsi dei carnefici. 

L’abilità di Collaveri sta nel riuscire a farci vivere le torbide vicende di cui si popola il libro attraverso il punto di vista ironico e smaliziato di Quetti, che riesce sempre a mantenere le giuste distanze tra i crudi drammi sociali affrontati ed il lettore, alleggerendolo quel tanto che basta da permettergli di concentrarsi sugli elementi del caso, ed affiancare l’ispettore nei coinvolgenti processi logici che lo condurranno a risolvere l’enigma finale.
Collaveri riesce a montare scenari e ricostruzioni intriganti, che impegnano le capacità deduttive del lettore in giusta misura, creando false piste ed indizi contraddittori in cui i meno smaliziati potrebbero inciampare, con il risultato sicuramente apprezzabile di lasciarli sempre sorpresi dalla soluzione finale del caso. I “giallisti” più esperti invece potrebbero notare qualche piccola incongruenza e forzatura sparse qui e lì in alcuni episodi, le quali intaccano leggermente la struttura logico-deduttiva del romanzo che altrimenti risulta solida e coerente.

Aldilà di queste piccole imperfezioni che ben si perdonano ad un esordiente come Collaveri, i racconti contenuti in Anime Assassine costituiscono una piacevole lettura, soprattutto grazie alla carismatica figura dell’ispettore Quetti, che con il suo umorismo nero e la sua sagacia tagliente, conferisce all’intero romanzo il fascino noir che lo rende consigliabile a tutti i lettori, anche a quelli solo vagamente interessati al genere.



4 commenti:

  1. in effetti non sono un'amante del genere noir,ma potrei apprezzarne comunque lo stile!grazie,bel post!

    www.neovecchiostile.it

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  2. Grazie a te Miss, lo consiglio a tutti perchè è un libro che sa far sorridere quando vuole e farti stare sulle spine al punto giusto :D

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  3. A me non dispiace come genere, forse perchè in famiglia ho tre amanti dei romanzi gialli e dei casi più imprevedibili! Potrebbe essere un bel regalo (soprattutto per mio padre) e sicuramente sarebbe apprezzato. Io personalmente amo le figure forti come l'ispettore Quetti (così viene dipinto nella recensione) e francamente sarebbe un bel modo di premiare giovani autori così promettenti come Collaveri.
    Ottima recensione!!!

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  4. Ma che bello, se hai tanti amanti dei gialli in famiglia, credo che sia davvero un ottimo regalo da fare! Quetti è davvero un tipo forte e senza filtri, adoro il modo in cui sbeffeggia i suoi sottoposti :D

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