Atelier dei Libri: Teaser Tuesdays #79

martedì 17 febbraio 2015

Teaser Tuesdays #79



Salve ragazzi! So che non sono costante con i Teaser, ma non lo faccio con intenzionalità. In ogni caso oggi che è martedì mi sono ricordata che è il giorno designato a questa rubrica e siccome sto leggendo un libro che mi piace moltissimo, anche se non ho molto tempo per ultimare la lettura in fretta come vorrei, ho pensato che sarebbe stato carino regalarvene un estratto
Teaser Tuesdays, rubrica ideata dal blog Should be Reading che si tiene di martedì e a cui potete partecipare tutti seguendo le semplicissime regole in basso! E' bello far conoscere ai lettori nuovi libri offrendo loro un estratto, facciamolo in tanti!

Regole del teaser tuesdays:

  • Prendi il libro che stai leggendo in una pagina a caso; 
  • Condividi un breve spezzone di quella pagina ("Teaser")
  • Attento a non fare spoiler!
  • Riporta anche il titolo e l'autore così che i tuoi lettori possano aggiungere il libro alla loro wishlist se sono rimasti colpiti dall'estratto.


IL TEASER DI OGGI

Come ho detto, sto leggendo un libro adorabile che tutti gli amanti del genere dovrebbero avere nelle proprie librerie! Si tratta de "La fabbrica delle meraviglie", primo di una serie che mi auguro non venga interrotta.




«Questo devo proprio fartelo vedere!» Mi tirò per la manica e mi trovai a incespicare goffamente oltre il pavone, in mezzo a quella folla silenziosa. Mentre passavo vidi dei volti con sorrisi dipinti che mi ricordarono il piccolo parroco, poi mio zio si fermò bruscamente davanti a una bambina. Era seduta al pianoforte, con gli occhi chiusi; era a grandezza naturale anche se lo strumento era in miniatura. Le mani di cera erano posate con grazia sui tasti, i capelli castano rossicci ricadevano in riccioli e onde da un fiocco di raso azzurro. Mi chinai a guardarla. Sembrava che sognasse.
Mio zio si inginocchiò accanto a me e toccò qualcosa sotto il pianoforte. Sentii un clic, un debole ronzio e poi trasalii quando le palpebre della bambina si sollevarono lentamente. Le batté, piegò la testa, si sporse in avanti e le piccole mani si misero a suonare, toccando i tasti con le dita perfettamente a tempo. Dal pianoforte si levò un minuetto. Sedetti sul pavimento in una nuvola di lana pettinata, gli occhi fissi sulla bambina che annuiva e ondeggiava, rapita dallo scorrere della melodia. Mio zio sedette accanto a me.
«È… è come un orologio?» bisbigliai. Lane, da qualche parte alle nostre spalle, emise un suono cupo, per ricordare le limitazioni alle domande, ma non potei trattenermi.
«Un orologio?» disse mio zio. «Oh, sì, sì. Come un orologio. Gli orologi sono uno spasso, bisognerebbe sempre caricarli. Ma i giocattoli sono molto meglio.»
Avevo sentito parlare di pupazzi mossi da meccanismi a orologeria, ma non avrei mai immaginato che una cosa del genere potesse essere così viva.
Mio zio si tirava con le mani le falde della giacca. «Sto pensando di rivelarti un segreto. Lo faccio? Non lo faccio? Ma sì, lo faccio!» si sporse verso il mio orecchio.
«Lei» disse a voce alta «si chiama Marianna.»
Guardai di nuovo i riccioli, i riflessi rossi sotto il fiocco di un azzurro molto strano… azzurro Caraibi. Allora questa bambina era la madre di mio zio, mia nonna, che non avevo mai visto. Le toccai i capelli per capire se erano veri (sapevo che lo erano, li avevo visti nel guardaroba la sera prima), ma sentii di nuovo un grugnito di avvertimento alle mie spalle. Mi rimisi la mano in grembo, mentre mio zio continuava a chiacchierare.
«Marianna dice che quando le persone se ne vanno è giusto ricordarle. Io dimentico troppo, sì, troppo facilmente. Ma Marianna sa come devono andare le cose, e io devo fare come dice lei, perciò ricordo. Non l’ho fatta troppo grande, così può suonare e suonare senza mai stancarsi. Le persone si stancano quando sono troppo grandi, e a Marianna piace suonare. A me piace…»
«Zio» lo interruppi «questo… l’hai fatto tu?»
Lui tirava la stoffa della giacca, scuotendo la testa. «No, questo giocattolo no. Non tutti i pezzi. Io faccio solo i calcoli e i disegni. Poi Lane prende i disegni e mi riporta i pezzi e io li metto insieme finché non sono come dovrebbero. Ma questo giocattolo non è uscito dalla mia testa, no. È venuto dalla testa di qualcun altro, anche se non mi hanno detto come.» La piccola figura di mia nonna da bambina fece una pausa e ricominciò la canzone, mentre il volto di mio zio s’illuminava. «Sto pensando di farti vedere con cosa sto giocando ora. Viene dalla mia testa, ogni singolo pezzettino. Lane? Lane! Facciamolo vedere alla mia nipotina!»
Fui aiutata a rialzarmi e ripartii a passo svelto in quello zoo, chiedendomi vagamente quanti dei giocattoli in mostra erano persone “andate via”. Zio Tulman cantilenava fra sé mentre mi tirava per la manica, un accompagnamento stonato alla dolcezza della musica di mia nonna.
«Prima il piccolo, poi il grande. Prima il piccolo, poi il grande… Aspetta!» Mi fermò con uno strattone. «Lane!»
Lane comparve come un’ombra della sera.
«A ritroso, Lane! Lo faremo a ritroso! Prima il grande, poi il piccolo! Prima il grande, poi il piccolo! Andiamo, andiamo!»
Guardai il volto silenzioso di Lane, così teso che mi domandai se non stesse male. Ma seguì mio zio, che correva verso il centro della sala come un bambino corre verso il portone della scuola.
Zio Tulman si fermò accanto a una statua, grande forse due volte e mezzo la mia altezza, distesa su un fianco, isolata, su una zona di pavimento nudo. Era un drago avvolto a spirale, come un serpente, attorno a una snella torre bianca, del genere di quelle che si vedono nei libri di fiabe. Capii anche il motivo per cui era a terra. La base della torre era stretta come un bastoncino appuntito e, all’altra estremità, era più piccola del palmo della mia mano. Non sarebbe mai potuta stare in piedi da sola. Dalla base della torre usciva un tubo di gomma che la collegava a un foro al centro di un piedistallo piatto e rotondo.
Mio zio mi lasciò andare e corse a una ruota di metallo attaccata al muro. Quando la girò, dal drago venne un sibilo simile a quello di un enorme bollitore. Un ticchettio più tenue svanì insieme al sibilo, finché nella stanza non si udì altro che il minuetto, la vibrazione sotto i piedi e uno strano ronzio. Lane tirò su un pochino la cima della torre. Pensai che volesse sollevarla, ma in quel momento la statua si sollevò da sola, lenta e maestosa e senza alcun intervento umano. Alzai la testa un centimetro dopo l’altro, guardandola sollevarsi finché la base si inserì perfettamente nel foro sul piedistallo. Infine, la torre rimase in un equilibrio impossibile su una punta di matita, mentre l’occhio rosso del drago mi guardava beffardo da almeno tre metri e mezzo di altezza.
Mio zio saltava su e giù battendo le mani, mentre dalle narici del drago usciva una nube di vapore che sovrastava il suono del pianoforte.


Pagina 71
  


ASPETTO I VOSTRI TEASER!

14 commenti:

  1. Il personaggio di questo eccentrico "zio" sembra meraviglioso... non vedo l'ora di arrivare a leggere anch'io il romanzo, mi ispira tantissimo! ^____^

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  2. Gli incidenti stradali capitano di continuo, lo sanno tutti; sono così frequenti che li diamo per scontati. Ma per quanto siano all'ordine del giorno ci illudiamo che a noi non succederanno mai. Se abbiamo tenuto una guida sicura per anni ci convinciamo che gli incidenti sono le tragedia di qualcun altro, e forse che ci sono addirittura persone più inclini a subirli, magari perché sono un po' disattente o impacciate, se non del tutto stupide. Invece a noi non succederà. Non riusciamo a immaginarci come vittime.

    Da: Fino in Fondo di Louise Doughty ed Bollati Boringhieri

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  3. Ho comprato il libro la settimana scorsa, non vedo l'ora di leggerlo! **

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  4. è un estratto veramente bellissimo... anche se, come tutti i libri che parlano di giocattoli a che si muovono grazie a meccanismi di orologeria, ha un non so che di inquietante... Credo proprio che, appena avrò de tempo inizierò a leggerlo **

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    1. Ho il libro in WL, ma questo adorabile estratto mi costringe ad accelerare i tempi d'acquisto ^_^

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  7. Da: Forse un giorno di Colleen Hoover

    Ridge ride e si fa indietro sul letto finché la schiena non incontra la testiera. Si siede dritto e tiene la chitarra contro il fianco. Poi allarga le gambe e dà un colpetto sul materasso nello spazio vuoto al loro interno.
    Che cavolo...? Spero che i miei occhi non siano sbarrati come penso che siano. Non esiste che mi sieda così vicino a lui. Scuoto la testa.
    Ridge alza gli occhi al cielo e prende il telefono.
    RIDGE: Vieni qua. Voglio mostrarti cos’è che sento. Smettila di tirartela, non sto cercando di flirtare.
    Esito ancora qualche secondo, ma il nervosismo sul suo viso mi fa pensare che forse mi sto comportando in modo un po’ immaturo. Così mi avvicino carponi, mi volto e mi siedo lentamente davanti a lui, con la schiena rivolta verso il suo petto, ma lasciando parecchi centimetri tra noi. A quel punto mi mette davanti la chitarra, mi passa attorno l’altro braccio finché non è in posizione e mi attira contro di sé. [...]
    Chiudo gli occhi e appoggio la testa contro la sua spalla. Lui mi passa le braccia attorno e recupera la chitarra, premendola contro il mio petto. Sento la sua testa posarsi leggera contro la mia, e l’intimità della posizione in cui siamo seduti si palesa. Non mi sono mai seduta in quel modo con nessuno che non stessi frequentando.
    È strano, perché con lui sembra naturale. Non sembra assolutamente che abbia altro in testa, se non la musica. Mi piace che Ridge sia così, perché se fossi premuta in quel modo contro Warren, sono sicura che le sue mani non sarebbero sulla chitarra.
    Sento le sue braccia muoversi appena e capisco che sta suonando, anche se non riesco a sentire niente. Mi concentro sulla vibrazione e focalizzo la mia attenzione sul movimento nel mio petto. Quando riesco a capire esattamente dove lo sento, mi porto una mano al petto e indico quel punto. Sento Ridge annuire, ma senza smettere di suonare.
    La sento ancora nel petto, ma stavolta molto più giù. Sposto in basso la mia mano e lui annuisce ancora.
    Mi allontano da lui e mi giro.
    «Wow!»
    Ridge alza le spalle e sorride timidamente. È adorabile.

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  12. ho adorato questo libro e anche il secondo!anche se avrei desiderato delle parti con più LANE e KATHARINE..ma credetemi e meraviglioso...soprattutto Lane(ahahah)...
    OCCHI CHE SONO TEMPESTA
    OCCHI CHE SONO DI PIETRA
    OCCHI CHE SONO UN MARE CALMO.
    Ovviamente anche zio Tully...come potrei non ricordarlo,oppure Mary o il povero Davy?
    dopo la fine dei libri speravo in un altro seguito o di un libro che racconta le avventure di Lane in FRANCIA...MA ahimé,niente d tutto ciò.
    libri assolutamente consigliati anche per lo stile di scrittura

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  13. ho adorato questo libro e anche il secondo!anche se avrei desiderato delle parti con più LANE e KATHARINE..ma credetemi e meraviglioso...soprattutto Lane(ahahah)...
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